Calazio: quanto dura, i rimedi naturali e quando intervenire | Gazzetta.it

2023-01-05 16:34:01 By : Mr. jianfei lu

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Se si avverte la sensazione di avere una “pallina” a livello della palpebra con ogni probabilità si è alle prese con un calazio. Questa lesione può provocare più o meno fastidio a seconda non solo delle dimensioni, ma anche dell’eventuale tumefazione. Il problema si risolve spesso con una terapia locale oppure ricorrendo alla rimozione chirurgica tramite un semplice intervento ambulatoriale.

A determinare la comparsa del calazio è l’ostruzione delle ghiandole di Meibomio, che si trovano nella parte interna delle palpebre, sia quelle superiori sia quelle inferiori. L’ostruzione di tali ghiandole porta alla formazione di una lesione infiammatoria dalla forma simile a quella di una “pallina” (il calazio, appunto). “In ogni occhio ci sono oltre cinquanta ghiandole di Meibomio, che producono un liquido lipidico, che rappresenta la parte più esterna del film lacrimale. Quando i dotti escretori di queste ghiandole si ostruiscono il liquido lipidico si accumula e così prende via via forma il calazio” spiega il dottor Andrea Bandi, responsabile dell’Unità Operativa di Oculistica dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Pv). In qualche caso può presentarsi una piccola tumefazione; se c’è una puntina gialla, significa che si è verificata una sovrainfezione batterica. Tale lesione provoca solo raramente e transitoriamente problemi di visione, però è spesso causa di vari fastidi. Infatti, oltre al gonfiore si presentano di frequente dolore e arrossamento a livello della palpebra associati a una sensazione di corpo estraneo e di pressione.

“Spesso la comparsa di un calazio non è attribuibile a una causa precisa, perché in questo processo gioca un ruolo non trascurabile la predisposizione personale” precisa il dottor Bandi. In qualche caso, a favorire la formazione del calazio è la blefarite, un’infiammazione delle palpebre che, in aggiunta a bruciore, dolore e arrossamento, causa anche secchezza e irritazione agli occhi. Molto spesso alla base della blefarite vi è una dieta sregolata e difficoltà di assorbimento dei nutrienti a livello intestinale. Inoltre, a renderne più probabile la comparsa può essere anche un uso troppo frequente di smartphone, tablet e computer. A sua volta, la blefarite è favorita da un problema infiammatorio della pelle abbastanza comune: l’acne rosacea.

Quando a provocarne la comparsa è la blefarite, prevenire e curare questa malattia aiuta anche a ridurre le possibilità che si formino calazi. “È utile soprattutto mantenere il più pulito possibile il bordo delle palpebre. Una buona abitudine consiste nel passarci sopra salviettine imbevute di sostanze detergenti e igienizzanti tutte le sere” consiglia l’esperto. In circa la metà dei casi il calazio guarisce spontaneamente, senza la necessità di ricorrere ad alcun farmaco. Perché ciò accada, però, occorre parecchio tempo (in genere un mese o più). Proprio per i fastidi che questa lesione comporta in genere si prescrivono cure anche prima che trascorra tale periodo, in modo da accelerare la guarigione.

Per curare il calazio inizialmente è somministrata una pomata a base di cortisone e antibiotico, da usare due o tre volte al giorno per un paio di settimane. Per migliorare la situazione, ogni sera prima di andare a letto si possono effettuare anche degli impacchi caldo-umidi. Dopo aver immerso una garza in acqua tiepida, questa va tenuta a diretto contatto con la lesione per una decina di minuti. Ciò favorisce la fuoriuscita della sostanza che si accumula nella palpebra. “Se il calazio è molto grande, anche curandolo a dovere non sempre si riassorbe del tutto. In questi casi non ci sono alternative all’intervento chirurgico” avverte il dottor Bandi. Spesso l’intervento non richiede neppure punti di sutura e dura soltanto qualche minuto.

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