Coronavirus, come scegliere il disinfettante giusto per inattivarlo dalle superfici

2023-01-05 17:57:44 By : Mr. Julian Pang

Pubblicato il 26.02.20 di Daniela Accorgi Aggiornato il 09.06.20

Recentemente è stato pubblicato un articolo relativo alla persistenza del coronavirus sulle superfici inanimate e i biocidi capaci di inattivarlo. A questo articolo hanno fatto seguito le indicazioni contenute in una raccomandazione dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). L’articolo giunge alla conclusione che, malgrado la persistenza del coronavirus nell’ambiente fino a 9 giorni, può essere inattivato in modo efficiente mediante procedure di disinfezione delle superfici con etanolo al 62- 71%, perossido di idrogeno allo 0,5%, ipoclorito di sodio allo 0,1% entro 1 minuto. Altri agenti biocidi come benzalconio cloruro allo 0,05-0,2% o la clorexidina digluconato allo 0,02% sono meno efficaci. A conclusioni simili giungono le raccomandazioni dell’ECDC in rapporto all’efficacia e alla concentrazione dei prodotti.

La disinfezione del bracciale di uno sfigmomanometro

Prendendo spunto da queste due pubblicazioni è utile riflettere su un tema poco conosciuto, ovvero quali sono i criteri che devono guidarci nella scelta di un disinfettante.

È bene avere la consapevolezza che le pubblicazioni scientifiche, sia pure autorevoli, possono non permetterci di scegliere tra i vari flaconi, salviette o confezioni che quotidianamente utilizziamo, quelli più adatti alle nostre esigenze senza comprendere i metodi di valutazione dell’efficacia dei disinfettanti stabiliti dalle norme tecniche europee.

I prodotti che abbiamo a disposizione nei nostri reparti o nei nostri ambulatori sono qualcosa di ben diverso da una semplice sostanza disinfettante.

Possono essere il risultato di una sommatoria di più principi attivi a cui vengono aggiunti, ad esempio, eccipienti o conservanti per la stabilità del prodotto, possono presentare concentrazioni diverse e spesso l’azione del prodotto è anche il risultato dell’azione meccanica (es. utilizzando le salviette disinfettanti).

Tutte queste condizioni dipendono in buona parte dalla scelta del produttore del disinfettante nel tentativo di rispondere ai bisogni dell’utilizzatore ovvero di un prodotto che interviene su più microrganismi (spettro d’azione), in tempi rapidi e soprattutto che garantisca la compatibilità della sostanza chimica con i materiali che devono essere disinfettati.

Forse è proprio la compatibilità con il materiale l’aspetto che condiziona sempre più lo sviluppo di nuove soluzioni disinfettanti; infatti, l’aumentata necessità di ricondizionare dispositivi medici o presidi sempre più complessi e composti da più materiali, richiede prodotti che siano efficaci sia nella riduzione del rischio infettivo sia nel garantire la funzionalità del dispositivo o presidio una volta ricondizionato e tale risultato si ottiene solo se si utilizza un prodotto compatibile con i materiali e nella concentrazione e tempi definiti.

Lo sviluppo di una norma tecnica da parte degli enti di normazione europea, la EN 14885 Disinfettanti chimici e antisettici - Applicazione delle norme Europee per i disinfettanti chimici e gli antisettici, ha permesso di definire uno standard europeo di valutazione dell’efficacia degli antisettici e disinfettanti attraverso specifici metodi di prova che vanno a valutare l’attività battericida, lievitocida, fungicida, micobattericida, tubercolicida e virulicida dei disinfettanti che il produttore intende immettere in commercio.

La norma tecnica definisce i metodi in relazione l’utilizzo dei disinfettanti in campo medico, veterinario, alimentare e domestico.

Per l’utilizzo in campo medico sono definiti i metodi di prova per le seguenti destinazione d’uso:

I metodi prova valutano il prodotto:

Per ogni specifico metodo di prova vengono individuati un elenco di microrganismi di riferimento, la temperatura, il tempo di contatto, il tipo di sostanza interferente e la riduzione logaritmica per dimostrare l’efficacia del prodotto rispetto all’attività che si intende testare.

La conoscenza di queste norme insieme alla valutazione del risultato dei test effettuati, come ad esempio il tempo di contatto o l’efficacia rispetto a sostanze interferente ci permettono di scegliere il prodotto più idoneo rispetto al nostro bisogno di riduzione del rischio infettivo.

A questi test di efficacia microbiologica il produttore dichiara la compatibilità del prodotto con i materiali. Queste due informazioni ci permettono di fare una scelta coerente con i bisogni dell’utilizzatore ovvero l’efficacia e la sicurezza del prodotto.

Con riferimento al coronavirus, ad esempio, i metodi di prova per valutare l’azione virulicida sono definiti nella norma tecnica specifica la EN 14476 Disinfettanti chimici ed antisettici - Prova quantitativa in sospensione per la valutazione dell'attività virucida in area medica - Metodo di prova e requisiti (fase 2, stadio 1).

Per l’effettuazione di questo test vengono individuati 5 tipi di virus di riferimento che hanno la caratteristica comune di avere una maggior resistenza ai disinfettanti nel determinare una riduzione logaritmica ≥ 4,0 ovvero del 99,99 % dei virus presenti sulle superfici.

Le due caratteristiche che rendono i virus più o meno resistenti ai disinfettanti sono:

Più il virus è piccolo maggiore e la sua resistenza all’azione disinfettante, mentre la presenza di uno strato lipidico facilità l’azione dei disinfettanti lipofilici (es. sali di ammonio) e che si comportano come solventi (es. alcool).

Il nuovo coronavirus presenta una media dimensione compresa tra 80 e 160 nanometri e uno strato lipidico; è quindi facilmente aggredibile dai comuni disinfettanti.

È possibile integrare le prove valutando l’efficacia del prodotto verso altri virus oltre 5 virus previsti dalla norma di riferimento perché il produttore dichiari il metodo utilizzato.

Sempre in relazione alla compatibilità del prodotto e al suo utilizzo sulle superfici non possiamo non accennare ad altri due aspetti che devono essere considerati nella scelta del prodotto, ovvero:

La scelta di un disinfettante efficace e compatibile con i materiali non è semplice ed oggi è più che mai necessario il supporto di figure di riferimento come il farmacista ospedaliero e/o l’infermiere esperto nel rischio infettivo nel guidare gli operatori nella selezione dei prodotti più idonei al processo di ricondizionamento delle superfici contaminate e che assicurino la sicurezza del processo rispetto al rischio chimico.

Buongiorno, è vero quello che dite però non è certamente facile reperire i prodotti sicuri secondo la normativa. Purtroppo, in questo momento tutti cercano di vendere il sanitizzante, igienizzanti, disinfettante per il covid ma poi in realtà non tutti sono effettivamente idonei. Molto importante, in questa circostanza, la diffusione di informazioni chiare e di spiegare l'importanza di leggere le etichette e comprenderne la funzionalità. Io per esempio, dopo l'acquisto di prodotti praticamente inutili allo scopo, ho trovato un igienizzante a base di perossido di idrogeno con le giuste proporzioni!!! Finalmente un prodotto serio, lo condivido per aiutare altri come me! :) https://www.detergenzaprofessionaleonline.it/prodotto/oxisan100-igienizzante-haccp-750ml-2/

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