Quando la Disney metteva in guardia sulla diffusione del raffreddore

2023-01-05 18:04:29 By : Ms. Ivy Ye

A causa della pandemia, siamo ormai abituati a sentire continuamente tutte le raccomandazioni igienico-sanitarie che pemettono di limitare la diffusione del Covid-19. Ebbene, la Disney, in collaborazione con la Kleenex (nota azienda specializzata nella produzione di fazzoletti), trattò già 70 anni fa la tematica di un virus (ben più innocuo) che tormenta le persone. In particolare, nel 1951 realizzò un corto informativo intitolato How to catch a cold (cioè Come prendere il raffreddore) della durata di dieci minuti, nel quale informava sui rischi che conducono al raffreddore. 

Concepito a scopo educativo, ebbe anche il secondo fine di sponsorizzare ovviamente i fazzoletti prodotti dalla Kleenex. Fu commissionato alla Disney dalla International Cello-Cotton Products Company (ICPC), società affiliata alla multinazionale Kimberly-Clark, che possedeva appunto il marchio Kleenex. A supervisionare il corto fu Hamilton Luske, collaboratore nella realizzazione di diversi Classici Disney, come Pinocchio, Fantasia, Alice nel Paese delle Meraviglie e molti altri ancora. 

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Secondo il periodico The Billboard del 20 aprile 1957, How to catch a cold fu una delle réclame più trasmesse all’epoca in televisione. E non solo: questo corto fu tra i più utilizzati nelle scuole, nei club e nelle varie organizzazioni a scopo educativo.

Secondo The Billboard, tre fattori furono decisivi. Il fatto che fosse un cartone animato lo rese fruibile da un’ampissima fetta di pubblico. In secondo luogo, il soggetto del corto è di interesse comune: la maggior parte delle persone viene contagiata con più frequenza da un comune raffreddore che da altre malattie. Di conseguenza interessa sapere come evitarlo. Saranno stati moltissimi i telespettatori a riconoscersi nelle abitudini malsane del protagonista della storia e a voler comprendere quali precauzioni usare. Come terza ragione, il fatto che una pellicola sul raffreddore fosse stata prodotta dalla Disney catturò inevitabilmente l’attenzione della massa.   

La trama del cortometraggio è molto semplice e lineare. Inizia con un uomo medio che, per l’appunto, si chiama Common Man (“uomo comune” in inglese) il quale si sveglia con un brutto raffreddore. Quella mattina con lui c’è Common Sense (“buon senso”), un esserino energico e occhialuto, che gli intima di non andare al lavoro e gli spiega come sia stato possibile prendere quel brutto malanno. Inizia un flashback in cui si vede che il protagonista qualche sera prima era a una festa, ha ballato, ha sudato e… ha aperto una finestra da cui sono entrate correnti fredde.

Quello è stato il primo di una catena di errori che lo hanno condotto al fastidioso inconveniente. Successivamente, secondo Common Sense, Common Man avrebbe dovuto mettere in atto dei comportamenti volti a rafforzare il suo sistema immunitario. Primo fra tutti, un adeguato riposo che però il protagonista non si è concesso. Non contento, appena sveglio ha saltato la colazione, pasto fondamentale per ricaricare le energie e corroborare l’organismo. Sicuramente stress e poche ore di sonno sono i peggiori nemici degli anticorpi e Common Man non vi si sottrae. Inoltre, come se non bastasse, si è messo anche a giocare a golf sotto la pioggia. 

A questo punto, Common Man si rende conto che forse Common Sense ha ragione: non avrebbe dovuto mettere in atto quei comportamenti poco responsabili. Ma che cosa fare ormai a danno fatto? Come comportarsi per affrontare al meglio il virus?

Ebbene, a detta di Common Sense bisogna soffiarsi il naso. E sarebbe meglio evitare di farlo troppo forte per non provocare dei danni alle orecchie, i quali possono essere arrecati anche soffiando da una sola narice. Meglio far fuoriuscire l’aria con delicatezza nel fazzoletto. Non solo, si raccomanda anche di gettare i fazzoletti sporchi in un apposito contenitore posizionato vicino al letto, che deve essere utilizzato soltanto dal malato per evitare la diffusione dei batteri. 

Bisogna restare a casa. Common Man ancora si ostina a voler andare al lavoro e fornisce l’occasione a Common Sense per continuare con un sermone su come il virus si diffonda velocemente. Infatti – spiega – da una sola persona il raffreddore viene trasmesso a un’intera famiglia che a sua volta ne contagia altre, in una catena che ricorda appunto l’insorgere di un’epidemia. O pandemia. Per il protagonista, comunque, basta non tossire sugli altri per uscire in totale sicurezza. Niente di più sbagliato: il “Grillo Parlante” di questo filmato gli fa notare che basta parlare per contaminare l’aria e diffondere il contagio ulteriormente.

Non ancora stanco, Common Sense continua spiegando a Common Man che, mentre stanno parlando, sta continuando a diffondere il virus semplicemente toccando gli oggetti con le mani sporche. Ha infettato i suoi vestiti, le lenzuola su cui è sdraiato, il telefono, il bicchiere sul comodino. Tutti oggetti che ormai sono diventati ricettacoli di germi e batteri. Tutto rischia di essere infettato e Common Man comincia a essere inquietato dalla situazione. Tuttavia Common Sense gli fornisce una soluzione pratica e veloce: acqua e sapone. 

Negli istanti successivi, infatti, si vede come il sapone e la pulizia vadano a combattere i batteri. Bisogna lavare accuratamente le stoviglie e le mani, i vestiti vanno lasciati asciugare all’aperto. 

Il Common Man di questo corto Disney sul raffreddore è veramente testardo, vuole andare ancora al lavoro e si giustifica dicendo che in fondo il suo è solo un raffreddore: che male può fare? Ed è lì che si sbaglia: il suo ragionamento cade nel momento in cui Common Sense gli ricorda che invece i suoi possono essere i sintomi di malattie ben più serie, come ad esempio la polmonite. E a questo punto restare a casa non è soltanto un atto di gentilezza verso se stessi, ma anche un dovere civico. 

Per supportare maggiormente la sua tesi, Common Sense cerca di far capire all’uomo il funzionamento del sistema immunitario, utilizzando il football come metafora. Viene mostrata una partita in cui ci sono due squadre avversarie, quella dei vari virus e quella degli anticorpi che devono difendere l’organismo per impedire agli avversari di segnare il punto… nei polmoni. Chiaramente, quelli sotto attacco e più deboli sono gli anticorpi che devono difendersi dai virus. Ciò vuol dire che se Common Man avesse riposato adeguatamente, avesse consumato regolarmente i pasti e non si fosse esposto alle intemperie, non avrebbe indebolito il suo organismo.

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Di conseguenza, le cattive abitudini che si vedono in questo corto Disney sul raffreddore, come quella che vede i passeggeri degli autobus che tossiscono incuranti delle altre persone o un bambino che starnutisce sul giornale prima di consegnarlo, non avrebbero intaccato un fisico sano. Nel caso del Common Man, i virus e i batteri hanno vinto la partita di football contro gli anticorpi perché lui non ha fatto in modo che fossero in forma per difendersi e attaccare. Dopo tutte queste ragioni inoppugnabili, l’uomo si arrende al “triste” destino di una giornata al letto. Il video si conclude simpaticamente con Common Sense, che dopo essersi ammalato, si sdraia accanto a Common Man. Sempre con una scatola di Kleenex a portata di mano sul comodino.

Nel 1986, la Walt Disney Educational Media Company ha distribuito un corto sul raffreddore simile a quello del 1951, con lo stesso titolo. Questa volta non è un video totalmente di animazione, ma un live-action dove un bambino (interpretato da David Faustino) è a letto con il raffreddore. A un certo punto, un libro nella sua stanza sembra chiamarlo. È intitolato proprio How to Catch a Cold e dalle sue pagine emerge Pippo, che riveste il ruolo che era di Common Sense. Grazie alla presenza di questo personaggio, il titolo How to catch a cold sembra proseguire la serie animata degli How to, nata negli anni quaranta, in cui Goofy spiegava come compiere le più svariate attività. 

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Il secondo corto Disney sul raffreddore inizia con una descrizione di come si manifestino i sintomi della malattia: occhi umidi, brividi di freddo, febbre alta, sudore, starnuti. Tutte fasi della malattia magistralmente interpretate nel video da Paperino e Pluto. A questo punto viene posta la domanda del filmato del ’51: come si fa a prendere il raffreddore? E anche qui Pippo mostra al bambino tutti gli errori che non si devono fare. Parlando de virus, prosegue dicendo che questi microorganismi sono impercettibili ed è per questo che bisogna stare attenti a non toccare superfici contaminate da altre persone e poi toccarsi naso, bocca e occhi. Pippo poi conclude con una serie di consigli per affrontare l’influenza, quali riposarsi, stare a casa ed effettuare pasti bilanciati. 

Ciò che conduce i due protagonisti dei corti Disney ad ammalarsi è la disinformazione riguardo ai rischi e ai pericoli legati al raffreddore e alle precauzioni per evitarlo. Common Sense (e anche Pippo), in una narrazione che ricorda in maniera inquietante quella dei giornali del 2021, indica tutte le norme di igiene e di comportamento per evitare il raffreddore, non peggiorare la situazione in corso e non mettere in atto comportamenti incivili propedeutici all’ulteriore diffusione del virus. 

Ma la questione della disinformazione è stata trattata anche in altri corti Disney, oltre a quelli sul raffreddore? La risposta è sì. Ne è un esempio Donald’s off day (Una giornata sbagliata) del 1944, dove Paperino, mentre mangia liquirizie e ascolta le notizie, viene suggestionato da una pubblicità di uno studio medico in cui il dottore pone una domanda agli ascoltatori “Sei un papero sano?”. Come spesso accade con pubblicità e programmi radio/tv, Paperino si allarma e decide di spegnere il dispositivo.

Successivamente, però, inizia a preoccuparsi e apre un libro intitolato Malattie e sintomi e nel corso della lettura gli sembra di accusare proprio tutti i sintomi di quelle malattie. Tra cui la lingua nera, che però si scopre essere dovuta alle liquirizie mangiate in precedenza. In effetti, ancora oggi, a quanti non capita di cercare dei sintomi su Google e di arrivare alla conclusione di avere le peggiori malattie? In questo caso non c’è un Common Sense a riportare Paperino con i piedi per terra, che infatti si lascia suggestionare da una pubblicità e da un libro (preso a caso dalla libreria) di difficile interpretazione se non si è del campo medico.

Appena due anni dopo, nel 1946, la International Cello-Cotton Products Company commissionò alla Disney un corto sul ciclo mestruale a scopo educativo da mostrare in alcune classi americane. Per la produzione dello stesso venne assunto come consulente il ginecologo Mason Hohn, che ebbe il preciso compito di constatare l’accuratezza scientifica della lavorazione. Fu proprio lui a chiedere una maggiore enfasi sull’aspetto biologico del fenomeno. Il prodotto sponsorizzato in quest’occasione furono gli assorbenti Kotex e il video venne distribuito agli insegnanti con un opuscolo che, oltre a pubblicizzare il brand, sconsigliava l’utilizzo dei tamponi allora venduti dalla Tampax. 

In breve, il filmato comincia con un discorso sugli ormoni, sulla maturazione degli ovuli e sull’inizio del ciclo mestruale nelle ragazzine. Prosegue poi nella descrizione dell’apparato riproduttivo e del funzionamento stesso delle mestruazioni.

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La voce narrante inizia a sfatare dei luoghi comuni che (paradossalmente) tutt’ora sopravvivono, primo fra tutti quello sulla possibilità di fare una doccia o un bagno. Ciò non è vietato, anzi è consigliato con l’unico ammonimento sulle temperatura eccessivamente calda o fredda dell’acqua. Le sequenze successive non differiscono quasi per nulla dalle pubblicità odierne sull’attività fisica durante le mestruazioni: delle ragazze si divertono, vanno in bicicletta e a cavallo come se nulla fosse.

E non finisce qui: la voce narrante incoraggia le donne e le ragazze a non cedere all’autocommiserazione, ma a sorridere, a vivere la vita, a continuare con tutte le attività quotidiane e a mantenere una postura eretta. Conclude dicendo “there is nothing strange about menstruation” (non c’è niente di strano riguardo alle mestruazioni).

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Produrre un corto sulla diffusione del virus sembra dimostrarci come già nel 1951 si avessero ben chiari i rischi che abbiamo corso noi nel 2020 (oltretutto la pandemia di influenza spagnola non era un evento così lontano all’epoca). How to catch a cold testimonia quindi come le regole igienico-sanitarie per la prevenzione di un’epidemia influenzale fossero già ben conosciute e collaudate a metà Novecento. 

D’altra parte, il processo di diffusione delle informazioni è molto simile a quello in atto in questo periodo per limitare la diffusione del coronavirus. Al giorno d’oggi sono presenti altri media, in primis internet, che permettono di far circolare i consigli per combattere il virus con una maggiore facilità. All’epoca questa tecnologia era in fase embrionale, motivo per cui il piccolo e (soprattutto) il grande schermo avevano un ruolo importante. L’arte cinematografica si è quindi dimostrata ancora una volta un eccellente mezzo per la diffusione delle nozioni, siano esse consuete o straordinarie, sia che si parli del ciclo mestruale che di una pandemia.

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Disney e virus: il corto degli anni ’50 più attuale che mai 

Come prendersi un raffreddore… spiegato dalla Disney e dalla Kleenex

Articolo “The Billboard” del 20 aprile 1957

Classic Disney Films About Avoiding the Common Cold

Under Wraps: A history of menstrual hygiene technology

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